30 gennaio 2009

In & Out

Dovrebbe essere la settima che cambio, se ho contato bene.

Con le due fedeli sacche al seguito (una da hockey, una da sub), mi preparo al settimo trasloco, e alla prima notte nel nuovo giaciglio.

Che sarà il terzo letto nella stanza del mio migliore amico e parziale, adorabile, amante.

Nuova avventura, 
nuovi coinquilini (tre), 
nuova macchinetta del caffè,
nuove notti passate intorno al tavolo della cucina con un fondo di Chivas da sorseggiare.
 
Sono eccitata, sfrenata, divertita, curiosa.


Non manca una punta di rassegnazione, però.
Perché so, per esperienza, che non c'è sette senza otto.





29 gennaio 2009

73%

Ha sbancato.
73% di gradimento.

E brava Johanna Sigurdardottir, premier islandese, donna, madre, lesbica.
La prima prima cittadina omosessuale, dichiaratamente parlando.

E l'Islanda fa ancora notizia.  Dopo la crisi finanziaria, meno male che ci sono le lesbiche a portare l'isoletta alla ribalta della cronaca.

28 gennaio 2009

Prima volta

C'è sempre una prima volta dalla psicologa.

Ho perso la mia "verginità" ieri.
Tutto regolare.

Ci presentiamo e mi fa accomodare sulla sedia, davanti a lei.

"Salve, buonasera, ciao. Sono qui perchè mio padre ci tiene. Ci tiene tanto. Non credo di aver bisogno di parlare con lei di me, ma all'occorrenza lo faccio. Solo che mio padre mi accetterà come lesbica solo dopo 10 anni di terapia certificati, quindi tanto vale iniziare da subito, no?"

Non ha battuto ciglio, ma mi ha consigliato di riflettere con calma se tornare o no.
Dopo aver riflettuto, e neanche così a lungo, credo che non tornerò.

Peccato, speravo, almeno per una volta, di potermi stendere sul famoso lettino (nessun doppio senso).


27 gennaio 2009

Memoria

Andrebbe ricordato ogni giorno, non solo il 27 gennaio.

Che tante persone, tante quante non ne incontreremo in una intera vita, probabilmente 6 milioni, anche se è triste dare stime sul numero delle vite umane, hanno perso la vita nei campi di concentramento.

Ebrei, comunisti, omosessuali, oppositori politici, zingari. E altri, molti altri ancora.

Non importa la categoria in cui erano classificati, questa volta. 
Non importa il simbolo con cui erano etichettati. Questa volta.
Persone.

Ci resta in mano la parola Shoah.
Che in ebraico vuol dire sciagura, distruzione, morte.
Sventura inattesa.


26 gennaio 2009

Milk

La vediamo più o meno allo stesso modo.

Affinchè questo 10%, diritti e doveri inclusi, si renda visibile alla maggioranza del 90%, ce ne dobbiamo caricare 9 a testa.
E' una questione di matematica, niente più.

La scelta non manca. Amici, parenti (più o meno stretti), colleghi, compagni del liceo e di università.

"Ah, non te l'ho ancora detto? Sì sono lesbica. Nel senso che mi piacciono le donne anche se sono una donna. Ma no, guarda, niente di strano. Non prude e non è contagioso. Cosa? Pensavi chissacosa? No, tutto qua."


25 gennaio 2009

Da non crederci

C'è il sole, oggi, a Milano.

Tanto vale approfittarne per una bella corsa lungo il Naviglio.

Così, nel frattempo, posso meditare se stasera andare a vedere Milk. O no.


22 gennaio 2009

Red ribbon

E qui le cose si fanno complicate.
Tanto complicate che il tema HIV/AIDS lo sfioro da lontano.

Eppure, quando ho preso quella busta in mano,  chiusa sigillata, con dentro il risultato, un brivido è partito dalla nuca e sceso rapido lungo la colonna.

Ho aperto con uno strappo.
Cuore a cinquemila.

Negativo.
Ok, respiro.
Negativo.

Non c'era motivo perché fosse differente.
Mai rischiato. Almeno secondo i canoni tradizionali.

Qualche valore sballato nelle analisi e la voglia di dormire sonni sereni. 
Ecco perché l'ho fatto.

Parte un pensiero per chi legge una parola differente, su quel foglio bianco.
No, è troppo.
Si tratta di un confine troppo irto per essere superato con le parole di chi non sa. O non è.


Metto il foglio in tasca.
Bevo una coca ghiacciata.
Torno al lavoro.

21 gennaio 2009

Il prezzo della libertà

E anche questa è fatta.
Per altri due anni, la revisione del motorino non è cosa mia.

L'ho portato di prima mattina nell'officina. 
Una strisciata al bancomat e non ci si pensa più.

"Scusi, credo di avere le gomme un po' sgonfie. Le ha controllate le gomme vero?"

"Eh, no. Per la revisione controlliamo i copertoni. Se sono lisci. I suoi vanno bene"

"E una bottarella alle gomme non la può dare?"

Alzata di spalle.
L'uomo in tuta blu si sta per voltare. Poi ci ripensa.

"A proposito, lo stop non funziona. Deve cambiarlo"
"Va bene. Lo può fare lei?"

Che fortuna! Accorgersene da un meccanico.

"Eh, no. Questo qui proprio non lo facciamo"

Ok. Come non detto.
E con il motorino rivisto, e senza stop, me ne scompaio nella nebbia.






20 gennaio 2009

Cambio di poltrona

Caro amico e fino a poco fa collega, perché da meno di un mese ha cambiato lavoro.
Gay, che se non dichiara lui, lo dichiara il modo di camminare, sculettinando.

Ci incontriamo per un aperitivo di aggiornamento sulle ultime settimane di vita.
Si parla di lavoro, e coming out.

Che da noi non era mai stato un problema, perchè l'out l'abbiamo creato, innaffiato, fatto evolvere e portato a livelli stucchevoli.

"No, no. Da noi ognuno fa il suo, ha la sua vita privata. Al massimo si racconta quello che hai cenato la sera prima, o il film visto al cinema. Di me non parlo, figurati se mi metto a raccontare che sono andato in sauna. No, no. Ce ne vorrà di tempo prima di ammorbidirmi e di prendere confidenza. No, no. Fidati, il mondo è diverso da quello conosciuto lì. Mi manca. Mi manca molto".

Sorrido.  Mi intristisco per il suo disagio. Ricordo.

E ricordo che sì, outing fatto e finito. 
Ad assunzione avvenuta. Però.

19 gennaio 2009

Se lo dice la scienza

Ci credo.
E' il giorno più triste dell'anno.

Un mix letale tra lunedì, brutto tempo, freddo, e ridotta esposizione alla luce.

Lo hanno calcolato in laboratorio.
Oggi, se vinci alla lotteria, se trovi l'amore, se sei sceso dal letto con il piede giusto, non dimenticare di fare una smorfietta e qualche ghigno lamentoso.
Il mondo, si sa, non è un bel posto per vivere. E oggi men che mai.

A me credo verrà benone. 

Cerco casa, devo fare la revisione al motorino, e la pila di lavoro che mi aspetta mi terrà inchiodata qui un buon numero di ore.

E poi è brutto tempo, lunedì, e il sole tramonta presto. 

17 gennaio 2009

Per favore

Qualcuno mi liberi dall'ossessione (esclusivamente musicale) per Amy MacDonald.

Che peraltro ha un repertorio ancora limitato e questo rende l'ossessione ancora più ossessiva.

16 gennaio 2009

Rassegna stampa

Venerdì giornata di rassegna stampa.

Che poi, le pubblicazioni a cadenza settimanale che butto giù con costanza e diligenza sono due.

The Economist, che se non lo leggi subito non lo leggi più perché il dente va cavato quando fa male e Vanity Fair, che esce il mercoledì e data la lista delle priorità deve attendere 48 per essere aperto.

Ma restiamo su quest'ultimo.
Che quando può, la parola gay nel calderone ce la butta.

Come questa settimana, che mette in copertina un uomo e il suo "primo bacio con un uomo".

E a Gilardino, bravo papà, chiede.
"Calciatori gay?"

Nessuno ha visto e sentito niente.

Consoliamoci con la rubrica della psicologa. 
Lui e lei.

Ma anche lui e lui.
E lei e lei.

14 gennaio 2009

Tiro al bersaglio

L'alba spunta dietro i tetti di Milano.

Sono seduta di spalle all'alba, sullo sgabello della cucina, gomiti sul tavolo e testa tra le mani.
Posizione bersaglio.

Le freccette le tira mio padre.

"Quando inizi con una perversione sessuale, è difficile tornare sulla strada giusta"

"Sono convinto che tu sia normale, è solo un periodo"

"Adolescente cresciuta, rimasta adolescente"

"E tutti quei tuoi amici, i culattoni"

"Sì, le lesbiche sono diverse. Non lo prendono solo lì. Hanno un problema con gli uomini, poveri maschi mancati. Meno male che tu sei diversa"






13 gennaio 2009

Sette anni di sfiga

Uno specchio si è trovato sul mio cammino, poco fa.

E in un infinito, terribile istante, ho realizzato qualcosa che so da sempre.
Sono bionda.

Cacchio. Le bionde non mi piacciono.

12 gennaio 2009

Lunedì

Gli ormoni sono una brutta bestia.
Soprattutto quando si scatenano durante un incontro di lavoro, alle 9 di un lunedì mattina d'inverno. E che inverno.

Le mani sudano, il cuore pompa, e il piede picchietta sotto il tavolo.

Lei, la classica lady di ferro.
Una statua, completo gessato, capelli cortissimi, montatura degli occhiali che contrasta con la carnagione caucasica.

Mi concentro su ogni accenno alla vita privata.

"Non ho figli, non sono sposata"
"Di convivenze ne ho avute molte"
"Nella vita ho cambiato spesso. Sì, mi piace cambiare"

Io di me dico poco.
Ascolto, e comunico con lo sguardo. Che non controllo, e che fugge dal collo, agli occhi, alle mani.

A qualche ora dai cento minuti di colloquio gli ormoni urlano ancora.
E io, disperata, cerco una banale nuova occasione di contatto.

10 gennaio 2009

Gossip in seggiovia

Aveva detto che le piacevano gli uomini.
Poi ha conosciuto lei. 

Aveva detto che dopo di lei non avrebbe amato più.
Poi ha conosciuto l'altra.

Aveva detto che non avrebbe mai convissuto.
Oggi ha ufficializzato. Si trasferisce a casa dell'altra.

Bah. Lesbiche. 

9 gennaio 2009

Uomo, prova a prendermi

E' sempre una questione di pari opportunità mancate.
Le discriminazioni tra uomini e donne esistono, e sono le più subdole e disparate.

Tra cui il fatto che in piscina, i pallanuotisti maschi possono nuotare senza cuffia e le pallanuotiste femmine (tra cui, provate a indovinare, me), no.

Cuffia. Silicone, gomma, stoffa, gialla, bianca o nera.
L'importante è che comprima per bene la scatola cranica.

Sulla mia, c'è scritto "catch me if you can".
 

8 gennaio 2009

Trentatré

Ho una disfunzione a un organo dell'apparato digerente, che è causa di qualche fastidio e di un numero imprecisato di strette di mano con dottori.
Luminari, possibilmente. 

L'ultimo lo vado a trovare durante le vacanze.
Tra una visita tra un parente e l'altra, quella dal dottore.

Un simpaticone, lo definirei.  

"Dunque ti sei trasferita a Milano", esordisce, guardando la cartella che gli ho portato.
"Sì"
"Che città di merda, eh?"
"Beh, in realtà a me piace. Senz'altro più di questa..."
"Impossibile. No, davvero impossibile."
"Ma..."
"Devi essere innamorata. Eh, sei innamorata?"
"Beh..."
"Solo l'amore per un uomo può tenerti lì, a Milano"

Si toglie gli occhiali. Per fissarmi meglio.

"O per una donna. Sì, una donna."

Mi stendo sul lettino.
Basta chiacchiere, passiamo ai fatti.

7 gennaio 2009

Memoria digitale

Mi ricorda, con un trillo, che la sua memoria è piena.
Oltre il 95% dello spazio per gli sms occupato, dice il cellulare.

Diligente, vado a cancellare i messaggi più vecchi. 
In giacenza da tempo quasi immemore.
A quanto pare un anno esatto.

Non dovrei ma lo faccio.
Leggo il più vecchio. 
Data 5 gennaio 2008.

"Ciao amore, come stai? Meglio? Ti ho comprato il Benagol, poi te lo porto. Oggi è venuta a nuotare X. Le ho detto che andiamo a vivere insieme e era tutta felice. Anche io lo sono. A tra poco amore mio, ti amo".

Letto ed eliminato. All'istante.

A cosa serve tutta questa memoria?

6 gennaio 2009

Befana a chi?

A Milano centro nevica. E tanto. 
Tanto che i dietro casa mia, nel parco delle Basiliche, i bambini sono arrivati alla fase carota dei pupazzi di neve.
Tanto che i caffè sono rimasti chiusi e ho dovuto rinunciare all'orzo in tazza grande del buongiorno.
Tanto che sto ascoltando "Have yourself a merry little Christmas" per approfittare al meglio dell'atmosfera.
Tanto che l'idea di dover lavorare non mi pesa più del giusto necessario, tanto lo fo da sotto il piumone.
 
E la neve mi fa compagnia dalla finestra. 
Buona befana dunque.

 

4 gennaio 2009

Gerusalemme! Gerusalemme!

Poi ho visto Gerusalemme. Dall'alto.

In quel momento esatto è scoppiata la guerra. 
Ce lo hanno detto gli arabi, con le saracinesche tirate giù. Sciopero, solidarietà alla morte e tante lacrime negli occhi.

Ce lo hanno detto gli israeliani. I militari, con la sigaretta accesa, il fucile a tracolla, e qualche piercing, ad ogni angolo della città. 
Con i loro controlli continui, una pretesa sempre umile. E con il loro pessimo accento.

"Tùrist? Yà, ok. Go, go."

Gli occhi asciutti. Non possono permettersi di piangere. Hanno 18 anni. 18. E sono in guerra. 

A Gerusalemme non ho corso. Sarebbe stato un rischio vero. 
Io che il rischio lo corro, sì, ma se riesco a tenerlo tutto in una mano.

 



3 gennaio 2009

Ho corso


Con il mare in tempesta, sul lungomare di Tel Aviv. Per un attimo ho rivissuto Miami.

All'alba, lungo le mura della città fortificata di Akko. Il Libano a pochi chilometri.
 
La notte di Natale, intorno al lago di Tiberiade. Pioveva. 

Lungo la statale 90. Che nasce in Israele, continua in Cisgiordania, terra che attraversa con disinvoltura, troppa, e torna in Israele. Al sicuro. 
Perchè se hai un Ipod in mano, e le scarpe firmate, e i pantaloncini corti, e il capo scoperto, quando corri in Palestina le chiappe le tieni strette.

Sulla riva del mar Morto, 400 metri sotto il mare vero, con un occhio (e l'altro pure) alle montagne della Giordania illuminate dal sole.
E di questa meraviglia ho fatto il bis.

Poi.