Soprattutto quando si scatenano durante un incontro di lavoro, alle 9 di un lunedì mattina d'inverno. E che inverno.
Le mani sudano, il cuore pompa, e il piede picchietta sotto il tavolo.
Lei, la classica lady di ferro.
Una statua, completo gessato, capelli cortissimi, montatura degli occhiali che contrasta con la carnagione caucasica.
Mi concentro su ogni accenno alla vita privata.
"Non ho figli, non sono sposata"
"Di convivenze ne ho avute molte"
"Nella vita ho cambiato spesso. Sì, mi piace cambiare"
Io di me dico poco.
Ascolto, e comunico con lo sguardo. Che non controllo, e che fugge dal collo, agli occhi, alle mani.
A qualche ora dai cento minuti di colloquio gli ormoni urlano ancora.
E io, disperata, cerco una banale nuova occasione di contatto.
1 commento:
Beh dai, ci mancava solo che la sirena del Gay Radar iniziasse a suonare ad alto volume, insomma!
E poi allo sguardo non si comanda: almeno ti sei trattenuta sul collo e sulle mani! =P
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