29 novembre 2008

Lesbiche a ostacoli

Qualche ora prima, grazie a un'amica testarda, mi ero ritrovata immersa in una nuvola di fumo della movida gay romana.

Estenuata da una giornata che aveva visto scorrere, nell'ordine, telefonate, litigi al lavoro, battaglia di palle di neve (vinta), panino al check in di Malpensa per un volo Milano-Roma ritardato di 3 ore, corsa al pronto soccorso e sangue di mia sorella.

Lasciato tutto ciò alle spalle, eccomi in pista.

Musica, caldo, fumo.  Fumo, fumo.
Donne e uomini, gay ma non solo, che ondeggiando in gruppi compatti, difficili da penetrare.

Ci sono i fighetti, i fidanziatini, le checche, le checche-checche, e una serie di modelli di gruppi di lesbiche.

E noi, che vogliamo arrivare al bancone del bar, li dobbiamo superare tutti. Uno a uno.

"Spingi, vai!"

"Ci provo cacchio. Non riesco a muovermi..."

"Ma quella tipa? Mi ha guardato malissimo!"

"Lo so, non ci fare caso. Fa parte del gruppo delle lesbiche romane..."





I viaggi di Nina

Ieri ho scoperto che alle 5 di notte, su Sky qualchecosa +1, trasmettono le repliche de i "Viaggi di Nina".

Un format che parla di lesbiche e affini, che non mi era ancora capitato di vedere a causa dellamia scarsa frequentazione della tv.

Fatto sta che non ho ancora deciso se mi è piaciuto.

Mi è sfuggito il punto di vista di Nina, la narratrice delle storie di vita delle protagoniste per un giorno. Me la aspettavo più simpatica, empatica!


Fatto sta che ho scelto il letto a 3/4 della puntata.

28 novembre 2008

Le bionde vincono sempre

La prima cosa che colpisce me, lesbica lettrice dell'articolo, è la loro bellezza. 
Emanano una forte sensualità di coppia.

Una bruna, l'altra bionda.
Capelli corti versus lunghi.
Inghilterra e Germania rappresentate.
Mano nella mano.

Mirja Karg e Kerry Fletcher.
La prima, la fidanzata, quella che piace a me.

La seconda, la soldatessa inglese che ha ottenuto un risarcimento di 187mila sterline per i danni subiti. La chiamano discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale.
Il sergente. Anzi, un sergente la voleva convertire. Farle cambiare parrocchia, appunto. E portarsela a letto.

Niente.  Ha vinto lei. 
Non è andata a letto con lui, non ha lasciato il servizio, ha ricevuto un cospicuo gruzzolo per il disturbo subito.

E ha pure una gnocca di fidanzata che l'accompagna in tribunale.


27 novembre 2008

A farewell to Babele

Lo sapevo, perchè lo avevo letto, se ne era parlato, erano girate voci e gossip.

Ma quando, passando in bicicletta diretta in centro, ho visto le vetrine della libreria Babele vuote, coperte da pannelli bianchi come a dire "ci arrendiamo", lo shock è stato forte comunque.

La libreria ha chiuso, capito?

Una zona franca, aperta a tutti. Per tutti. Uomini, donne e amici curiosi.

Punto di incontro e di cazzeggio vario dotato di macchinetta del caffè e cappuccino.
Con riviste, libri, saggi (impolverati) e messaggi in bacheca.

Io ci andavo spesso in borghese per spulciare tra le novità editoriali. 
Spesso insufficienti per quanto riguarda le donne, certo.

E adesso?
Ci restano solo le sezioni di letteratura omosessuale delle librerie più grandi. 
Nascoste in un angolo, minuscole, snobbate.

E chissà perché in condivisione con la letteratura erotica.


26 novembre 2008

Doverosa noia

A partire da oggi mi sono autoimposta una dieta depurativa.
Più che per la linea, per la perpetuazione del mio stato di salute e per sostegno alle mie performance sportive. 

Due aspetti che ultimamente erano a rischio.

Addio, 5 caffè che risvegliano la mia mattina.
Addio, cioccolatini che accompagnano il caffè.
Addio, adorata Coca-cola. (vabbè ne ho bevuta una dopo pranzo, ma non conta)
Addio, birra e mohito post allenamento.
Addio, sigaretta sporadica e aromatizzata.


Al vostro posto, tanta tisana e tè verde. E mele, e carote crude.

Almeno per il momento, suvvia. 

Sono passate poche ore dall'inizio del regime e sono già terribilmente annoiata.

Ma molto, molto motivata a continuare...
 

25 novembre 2008

In ufficio*

Si sa, in ufficio, lo sport principale è farsi i fatti tuoi.

E oggi, quando entro nella stanza dei grafici per chiedere un'informazione, i miei colleghi sono in piena forma.

"Beh Gaia, come va la tua vita sentimentale? E' un po' che non ci aggiorni...", è l'accoglienza che ricevo.

"Piatta", rispondo. Dov'è la via di fuga?

"E quella sessuale?"

"Piatta anche quella. Ehm, in realtà volevo chiedere se...".  

"Dai, non ci crediamo! Tu! Figurati...", insiste la mia collega.

"Eh! Purtroppo", occhi al cielo e alla maniglia della porta.

"Quant'è che non fai sesso?".

Ci penso un attimo. Qunat'è che non faccio sesso? Vuoto di memoria.

"Circa un mese, mi sembra".

Afferro la maniglia. La giro. E fuggo.


*questo titolo mi è caro in quanto ricorrente nel mio precedente diario di sventure

24 novembre 2008

A proposito di etichette

Davanti al fuoco, le ossa ghiacciate dal tuffo nel lago e la testa leggera per la birra che entra in circolo, ammiro la grigliata di carne.

Non sono sola intorno al fuoco. Amici e amici di amici, tutti con la birra in mano, fissano anch'essi la costoletta che rosola come se fosse l'ottava meraviglia del mondo.

E intanto si chiacchiera. Del solito più e meno, tra gente che si sta conoscendo in quel momento.

Il mio amico, padrone di casa e unica conoscenza comune, interviene.

"Glielo hai detto?"
"Cosa?"
"Beh, che..."
"Che cosa?"
"Beh, che... cioè che non ti piacciono, cioè, e ti piacciono... insomma"
"Ho capito", rispondo rassegnata.

Mi alzo in piedi, apro le braccia (più plateale, no?), richiamo l'attenzione, e annuncio
"Sono lesbica".

Segue alzata di spalle. 
Mi risiedo, e continuiamo a chiacchierare. 

Aspettando che la carne finisca di rosolare.




21 novembre 2008

Monsieur

Poteva essere solo francese.
Di quelle della peggiore specie, griffata da capo a piedi, look nero con rifiniture dorate, con gli occhiali da sole LV anche in bagno.

Nel bagno di uno degli hotel extra lusso di Milano. Sei stelle e tanto marmo.

"Monsieur, monsieur!", urla acida, stridula.

Ooops, dice a me.

"Monsieur, pour vous c'est à coté. Ici c'est pour le femmes".

La guardo incantata. Disincantata.

Sì, parla con me. che sovrappensiero, piena di cartellette stampa appese, sono entrata nel bagno con il simbolo della donnina stilizzata per assolvere ai miei doveri fisiologici.

Ci guardiamo per due lunghissimi, infiniti secondi.
"Je suis une femme", emetto.
E senza indugiare oltre, mi chiudo a chiave tra i marmi pregiati.

Disorientata, triste, con un accenno di lacrima.
Sì, "je suis une femme".

20 novembre 2008

Affittasi

Meno male che, per caso, scelta o istinto, ho sempre avuto coinquilini gay. 
E dire che ne ho cambiati una nutrita serie.

Perché non posso immaginare quale sarebbe stata la mia reazione se, alla domanda "cerco una camera matrimoniale per me e la mia compagna", avessi ricevuto in risposta "no grazie, alle lesbiche non affittiamo, siamo gente per bene".

Come è successo al geniale giornalista che si è finto gay per un giorno.
Fingersi gay per vedere quello che succede.  

Ma niente suvvia, che non succede niente!

Sì, lo so, le discriminazioni ci sono. Eccome. E se se ne parla meglio. Eccome.

Intanto, il mio coinquilino, amante della cucina, portava sempre alla vecchina del piano di sopra un po' delle sue creazioni culinarie. E la vecchina gli dava in cambio le caramelle al miele, quelle che i nipoti avevano lasciato in favore della cioccolata, con la benedizione "portale a quel tesoro del tuo ragazzetto".

E il sabato sera, alla festa "men only" nel nostro appartamento di due stanze, si autoinvitava tutto il palazzo. 

Certo, con il portiere era guerra aperta. Ogni santo giorno, ancora dopo un anno abbondante, fermava la mia ragazza "ma lei chi è? dove va?".

Ma ci si ride su. Anche se brucia, basta riderci su.

19 novembre 2008

Post con dedica

Nei fumi dell'alcool, con le chiappe ghiacciate sul motorino lanciato al massimo sulla statale che da Segrate porta a Milano, con il casco che rischia di volare via lasciando scoperto il cervello, con in bocca il sapore di una sigaretta al mentolo, con il petto gonfio di orgoglio per la partita a biliardino vinta, alle 2 e 45 del mattino di un mercoledì che si preannuncia devastante, partorisco la seguente equazione.

Lesbica sta a omosessuale donna come frocio sta a omosessuale uomo. Beninteso, le parole.

Post dedicato a Nanomondano.

18 novembre 2008

Necktie


"Ero indecisa tra quella nera e quella viola e te le ho prese tutte e due",  sorride mia madre.

Che faceva shopping in centro, ha visto i nuovi modelli di cravatte nella vetrina del suo negozio moda uomo preferito, e ha pensato a me.

Due cravatte, super belle, super lucide. Sottili, alla moda. 
Una nera e una viola. Una con la punta, una mozzata. 

"Ma non so fare il nodo", replico, "mamma mi devi insegnare".

E così ho imparato anche a fare il nodo. 

E stasera, che ho una festa di compleanno, sono appunto indecisa tra quella nera e quella viola.


15 novembre 2008

Orgasmo (2k slm)

Ne ho avuto uno montano. 

Mentre le scarpette da corsa calpestavano la neve, con ritmo costante, minuto dopo minuto.
La montagna e io.  Anche l'Ipod escluso dalla nostra intimità.

Ho trovato il piacere ai piedi della montagna più alta d'Europa.

Mentre correvo, una ragazza atletica, fasciata da pantaloni neri aderenti mi ha superato. 
Ho accelerato per non lasciarla sfuggire.

Ora recupero le energie spese per seguire la gonnella in fuga (che comunque dopo qualche chilometro mi ha distanziato definitivamente).

Fuori da questa stanza ci sono 4 gradi sotto lo zero.

E la città, lo smog, i presidenti, i gay e i neri sono a mille dimensioni di distanza.

Oh-bama! (secondo me il migliore titolo sul tipo)

Ho letto su un settimanale la seguente frase.
"Gli omosessuali sono i nuovi neri".

Che vorrebbe dire che da quando Barak è stato eletto, l'onere della minoranza più discriminata è passato dagli abbronzati ai froci.

Che non possono sposarsi, non possono adottare, non possono passeggiare mano nella mano, non possono ambire a cariche istituzionali.

Non riesco a prendere una posizione in merito. 
Orgoglio (per il meritato primo posto) o indignazione? 

In attesa del primo presidente degli Stati Uniti gay vado a preparare la cena.

13 novembre 2008

Facebook (2)

"Perché scrivi donna gay?", mi chiedono.
"Perché è più fico", rispondo.
"Hai problemi a definirti lesbica? Dire lesbica? Scrivere lesbica?"
"No, nessuno".

Detto fatto. "Donna gay" è scomparso per lasciare spazio a un più diretto, seppur stridente "lesbica".
Che non mi crea nessun problema, ma a piacere non mi piace neanche un po'.

E per rafforzare il punto (tié!), nella mia foto di profilo sul famigerato Facebook, due donne si stanno baciando.

 

12 novembre 2008

Great expectations

Anche in ambienti professionali si possono fare incontri interessanti.

Ci siamo conosciute a un aperitivo di lavoro. Mi ha approcciato lei, offrendomi il terzo bicchiere di prosecco. 

Presentazioni, scambio di biglietti, un paio di sorsi, gote viola.

"Davvero? Ma lavori con X e X? Ti occupi di X e X? Sai che sto appunto lavorando su X e X? Dovresti aiutarmi a organizzare un'intervista con il tuo capo! Vuoi essere il mio gancio?"

Detto fatto, oggi abbiamo l'appuntamento.
Io, lei e il capo. Maledetto terzo incomodo.

Inutile dire che le aspettative sono elevate.

11 novembre 2008

Interessi personali

Da quando dormo da sola ho scoperto una cosa meravigliosa.
Dormire nuda.
Nuda del tutto.

Quando mi preparo per andare a letto mi metto il pigiama. 
A seconda delle stagioni: boxer e maglietta, boxer e felpa, boxer e pile.

Preparo una tisana, leggo un po', punto la sveglia, mi lavo i denti e appena prima di spegnere la luce, zac...
Mi tolgo il pigiama.

Bello da morire stare così, pelle e piumone.

Se ci fosse un'altra persona nel letto non sarebbe la stessa cosa.

10 novembre 2008

Speriamo che sia femmina

Giuro che non lo sapevo. Giuro che se lo avessi saputo non lo avrei fatto.   
Non sarei andata a letto con lui se avessi saputo che aspettava un bambino. O meglio, che la sua compagna aspettava un bambino. Da lui.

E' successo per noia, due mesi fa, a casa di un amico comune dopo qualche bicchiere di Franciacorta.
E pensare che a me gli uomini neanche piacciono, rinunciare non sarebbe stato difficile.
Se solo avessi saputo prima di incontrarli sabato sera a cena. Invitati dal solito amico comune.

Quando ha varcato la porta del ristorante con un pancione tondo di 8 mesi e 10 giorni d'attesa (quindi, due mesi fa era già incinta? Sì, Gaia), sono rimasta di sasso.

"Piacere".
"Piacere", ho pronunciato a stento.

Speriamo almeno che sia femmina.


8 novembre 2008

Quattro amiche al bar

Quattro amiche al bar, per cambiare il colore di una giornata andata male.

Sedute nella penombra, sprofondate nei divanetti.

Un mohito.
Una birra piccola.
Una birra media.
Una cioccolata calda (la mia).

E tante cose. Dette e sottintese.

Dette. 
Gli amori, finiti, in corso e che devono ancora iniziare. Gli amanti non amati, ma bravi a letto. La crisi economica. La birra acida, e quella doppio malto. I programmi per capodanno. I programmi per domani sera. 

Sottintese.
Di una sono stata innamorata, dichiarata, e non ricambiata. Di una sono stata innamorata, dichiarata e ricambiata. Di una sono stata amica e lei mia confidente, nel corso di ogni innamoramento, dichiarazione. E frustrazione o storia.

7 novembre 2008

Venerdì viola


La giornata è stata triste.

Mi sono svegliata con un vago senso di nausea a causa dei due Negroni sbagliati di ieri sera.
Ho dimenticato di mettere il gel nei capelli. E senza gel la mia pettinatura sembra quella di John Lennon.
Il cappuccino al bar era freddo.
Nessuno ha comprato i giornali. Ma forse questo è un bene perché non mi sono dovuta ricordare di quello che succede nel mondo.
Mi si è impallata la posta elettronica e ho riscoperto l'uso del fax.
Ho litigato, nell'ordine, con mio padre, la sua compagna e il loro cane.
Ho saltato la pausa pranzo per finire un articolo che non sarà pubblicato.
In chat, poco fa, mia madre mi ha chiesto se la mia storia è davvero finita.
Sì, e con essa questo venerdì viola.

6 novembre 2008

Partner dilemma

 

Ho un dilemma. Devo decidere se essere incacchiata o lasciar stare.

La questione è questa. La prossima settimana devo partecipare a un evento organizzato dal giornale per cui scrivo.

Non è un semplice evento, è l'evento. Una cena di gala, con circa 600 invitati e fotografi e tutte le signore che vanno dal parrucchiere in pausa pranzo e tutti gli uomini che maledicono chi ha inventato lo smoking.

E io sarò, o meglio, dovrò essere, in prima linea insieme ai miei colleghi. Però io sarò da sola e loro, invece, accompagnati a seconda dei casi da mogli, fidanzate e conviventi o mariti, fidanzati e conviventi.


Io non ho avuto questa possibilità. Al momento dell'assegnazione dei tavoli si è evitato con cautela di accennare alla mia potenziale accompagnatrice. Oggi, quando sono stati distribuiti gli inviti da presentare all'ingresso, tutti ne hanno avuti due. E sulla mia scrivania ce n'era uno solo.


“Meno male che sono single”, ci ho riso su. Ho riso solo io, però.


Incacchiatura o rassegnazione, questo è il problema.

5 novembre 2008

Proposition 8

Tesoro, mi vuoi prendere in moglie?

Sì, che bello. Sì, anche io ti amo. Dai, sposiamoci finchè possiamo.

Organizziamo una bella festa. Invitiamo gli amici e i parenti. Via mail, perchè non abbiamo il tempo di spedirli via posta. Tra pochi giorni potremmo non potere avere più questo diritto. C'è il referendum, e se passa solo un uomo e una donna potranno sposarsi. Ma abbiamo ancora qualche giorno.


Il vestito possiamo chiederlo in prestito. Ci mettiamo tutte e due in bianco? Organizziamo una cena a casa, qui da noi. Ognuno porta qualcosa. Sì, tu puoi fare la torta al cioccolato e per un giorno niente dieta.


Sì, lo so, il pezzo di carta diventerà un aborto legislativo. Carta igenica. Sì, lo so,  ci vogliamo bene e non abbiamo bisogno di conferme. Non abbiamo bisogno di tagliare una torta tenendo in mano la stessa paletta.

Però quel giorno sarà sempre nei nostri ricordi. Lo racconteremo ai nostri nipoti. Sì, si, i figli di tua sorella intendo.

Ti metterò la fede al dito e tu al mio. E ci faremo mille foto. A colori e in bianco e nero.

E nulla potrà cancellare il nostro matrimonio. Saremo moglie e moglie. Io e te. Due donne, due persone. Una famiglia.




4 novembre 2008

Parità

Ma che parità e parità. Qui sono le donne, seppur lesbiche, a dover fare il lavoro duro.
Il mio collega si è arreso subito. Ha ammesso la sconfitta dopo meno di un minuto.

"No, non c'è un buco per me".
Il buco, prima che qualcuno fraintenda, è la presa della lampada sulla sua scrivania. Da mesi inesorabilmente spenta.

"Vabbè, faccio io", mi sono proposta. Mi piace calarmi nei panni dell'idraulico/meccanico/arrotino/muratore/arrotino/caldarrostaro, con risultati altalenanti.
"Guarda, ti dico, non ci sono spazi liberi".
"Scommettiamo?", gli rispondo con aria di sfida.

Ho afferrato forbici e cavi e sono scomparsa sotto la scrivania.
Ho scollegato e incrociato fili a caso. Ho sbuffato e tagliato fascette.
E luce fu.

Lui, comodo, mi guarda dalla sedia girevole.
"Grazie, brava. Si vede che non sei una vera donna".
"Eeeeeeeeeeeh?", lo guardo storto.

"Ma sì dai. Una donna normale, che gli piacciono gli uomini insomma, non lo avrebbe fatto. Però puoi recuperare. Vai a fare il caffè?".

Svilita, braccia penzoloni, mi avvio alla macchinetta e inserisco il bicchiere nell'apposita fessura.

3 novembre 2008

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Non è stato facile, quel click.
Scriverlo così, nero su bianco, su una pagina visibile a tutti i miei trecentoepassa "amici", tra cui colleghi, compagni delle elementari e parenti di terzo grado. 
Lì, fisso sulla pagina. Stridente. Donna interessata alle donne. 

Ma l'ho fatto. Ho chiuso gli occhi e ho lasciato che l'indice facesse il suo dovere.


Ok, sospiro. Da oggi sono ufficialmente lesbica.
E mi sento bene.